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DANZA & BENESSERE

Propriocezione e studio anatomico umano nella danza

Propriocezione e studio anatomico umano nella danza

Durante i secoli di formazione delle basi della danza classica radicata nel balletto di Corte prima e nella danza teatrale poi, per infine divenire in tutto e per tutto accademica, possiamo capire quanto gli antichi maestri del passato hanno contribuito a instradare l’utilizzo e l’importanza dell’anatomia umana nel contesto del ballo.

Questi maestri del passato ci hanno insegnato grazie ai loro lasciti scritti tra quelli teorici e pratici, che solo attraverso una consapevolezza profonda degli apparati muscolari e scheletrici del corpo umano è possibile raggiungere una consapevolezza ed una percezione piene di quest’ultimo.

In questo caso è oltremodo possibile riuscire infine a mettere in moto un controllo permanente ed intelligente dei nostri movimenti.

Molti sono i documenti storici scritti da famosi danzatori e coreografi che attestano quanto queste nozioni siano di profonda importanza per la loro arte, perché non solo la disciplinano ma la rendono sempre più rasente alla perfezione, un caso è sicuramente rappresentato dalla pubblicazione di John Weaver del 1721, ove egli dedica una lunga parte delle sue teorie alla minuziosa analisi dei vari segmenti fisici e delle relative articolazioni; la pubblicazione inoltre, proprio per la natura dei suoi contenuti, prende il nome di “Lezioni anatomiche e meccaniche della danza” (Anatomical and Mechanical Lectures upon Dancing).

Potenziamento tecnico e del virtuosismo si ottengono in maniera ancor più preponderante durante il corso del secolo successivo, nell’800’ infatti questi studi vengono affrontati in maniera sempre più finalizzata al miglioramento intrinseco dei ballerini, quindi non solo a titolo informativo riguardante la parte anatomica, ma anche pratico, legato esclusivamente al Mondo della preparazione artistica del balletto ottocentesco.

A cavallo tra l’800’ ed il 900’ una innumerevole serie di trattati tecnici sull’anatomia delle forme, delle torsioni e delle posizioni vengono pubblicati in maniera costante, includendo molti capitoli dedicati all’utilizzo dell’anatomia corporea da parte dei vari maestri dell’epoca.

Stessa cosa accade nella seconda parte del diciannovesimo secolo, il 900’ è stato probabilmente assieme a quello precedente, il secolo di maggiore impatto per quanto concerne le migliorie tecniche, teoriche e pratiche della danza classica.

In questo periodo viene assorbito a livello accademico, il principio della formazione ad aspetto totale dello studio dell’aspetto teorico, estetico ed anatomico del danzatore.

La consapevolezza del corpo e la propriocezione diventano così parti fondamentali per lo sviluppo di un buon danzatore, la conoscenza di questi fattori anatomici fanno si che si possa individuare in ogni istante la posizione del corpo all’interno dello spazio e il rapporto tra le sue parti.

Una lavoro individuale che occorre a migliorare la qualità dei movimenti e della relativa loro coordinazione, questo tipo di conoscenza o consapevolezza prende il nome di propriocezione: la percezione propria, di se stessi.

I “sensori anatomici” disseminati nel nostro corpo quando danziamo prendono il nome di propriocettori ed occorrono effettivamente alla completa conoscenza e consapevolezza organica, di tutti i segmenti che costituiscono il nostro corpo.

Attraverso questa propriocezione è dunque possibile riuscire ad organizzare la qualità del movimento stesso in maniera molto più efficace da parte del nostro cervello.