Mobilità articolare degli arti inferiori nella danza classica
In un ballo così professionale come quello del balletto accademico, è doveroso valutare bene la mobilità articolare, in primo luogo degli arti più forti che tendono quasi sempre per tutta la durata del ballo a mantenere corretta la postura e il corpo saldo nelle sue posizioni, stiamo parlando ovviamente delle gambe.
Giunti dunque alla valutazione complessiva della naturale mobilità articolare dei nostri arti inferiori, possiamo orbene passare ad una serie di test fisici autoprodotti che ci consentiranno di capire al meglio la loro forza e stabilità, differenti da persona a persona.
Un’esperienza valida di valutazione può essere dunque la seguente:
- Prendiamo un punto fisso (sbarra da danza o altro di stabile) per sorreggerci in piedi e avere un punto di appoggio.
- Assicurando il nostro equilibrio su questo punto o sulla stessa sbarra, con entrambe le mani, assicuriamoci in una posizione completamente eretta e perfettamente perpendicolare al pavimento, i piedi uniti e le punte degli stessi rivolte entrambe in avanti.
- Simuliamo ora un atteggiamento nobiliare e di avere un qualcosa che ci orna il capo (come una corona o un cappello), che non deve assolutamente cadere per movimenti o sussulti improvvisi generati dal nostro corpo o dalla nostra errata postura (l’oggetto è quindi da immaginare che abbia un certo peso importante).
- Ora, mantenendo la posizione così come è dal principio, con lo stesso atteggiamento regale del busto e del capo, iniziamo a scendere col nostro corpo verso il basso a mo’ di montacarichi, completamente allineati e con la nostra colonna vertebrale sempre perpendicolare al suolo, utilizzando e piegando solo le gambe, fino a raggiungere una posizione accucciata, vale a dire, sino a che i talloni non arrivano a toccare le natiche, appoggiando tutto il peso una volta rilasciato proprio sui talloni che di rimando scaricheranno direttamente sulle punte dei piedi.
- Se l’esercizio viene fatto nell’ordine e col metodo di stabilità corretti, è facile percepire sia la giusta flessione delle gambe sulle ginocchia come chiusura delle stesse (con un avvertibile avvicinamento dei due segmenti), sia la grande ampiezza che intercorre all’interno di questa flessione, sia infine, l’innalzamento naturale delle mezzepunte mentre si scende verso il pavimento.
- Ora l’esercizio può proseguire tornando alla posizione iniziale eretta, utilizzando però ora tutto lo scarico del nostro peso sulle mezze punte e non più sulle piante dei piedi come all’inizio; a questo punto si comprende il vero significato di completa distensione nato dalla estensione, sia per la parte dell’articolazione rotulea che di quella dell’anca, ed infine anche il senso di estensione a livello di apertura dell’articolazione della caviglia.
E’ dunque molto importante, quando si eseguono esercizi del genere alla sbarra, carpirne sia il senso che il metodo corretto dell’esecuzione, col fine proprio di sentire appieno il giusto equilibrio ed allenando la struttura muscolo scheletrica nel miglior modo possibile, senza tralasciare sbavature o passi falsi che potrebbero “inquinare” l’esercizio e portare nel tempo a movimenti cronici errati.